saggi letterari

"IL GRANDE PITTORE GIOVANNI SEGANTINI"
- Caposcuola del divisionismo in Italia -
IL PITTORE DELLA MONTAGNA


    Il romanzo dal titolo significativo: Segantini, romanzo della montagna (A. Mondadori, 1934) del giornalista e scrittore Raffaele Calzini ha contribuito a diffondere la conoscenza del grande pittore Giovanni Segantini. Questi, nato ad Arco (TN) nel 1858, nella sua breve e travagliata esistenza sopporta ogni sorta di sofferenze e umiliazioni fino a quando, pochi anni prima di morire, conosce la fama.
    Leggendo il romanzo di Calzini, possiamo apprendere i particolari della sua breve vita, unitamente ad uno spaccato fedele di Milano e della società lombarda.
    Orfano di madre (Margherita) a pochi anni d’età, il piccolo Giovanni, si trova presto anche senza il padre Agostino che si rende irreperibile, dopo averlo affidato nelle mani di una figlia di primo letto, Irene, che abita a Milano.
Segantini G.,"Trittico della natura - La vita"

    
A 10 anni supera una grave malattia infettiva che comporta un lungo ricovero. A 12 anni fugge da casa con i pochi spiccioli avuti per comperare il latte e vive di espedienti e di qualche lavoretto fino all'arresto per vagabondaggio che determina il ricovero nel riformatorio “Marchiondi” per tre lunghi anni. Qui dovrà apprendere forzosamente il mestiere di valigiaio.
     Durante la permanenza nell'istituto, auspice un certo padre Fedele, fa conoscenza e si appassiona alla pittura in modo viscerale ed indissolubile. Dopo un'esperienza negativa come fotografo a Borgo Valsugana presso un fratellastro, Segantini (così modifica egli stesso il cognome dall’originario Segatini) rientra a Milano e si fa ben volere da diversi conoscenti che lo spingono ad iscriversi all'Accademia di Belle Arti del Palazzo Brera tenuto conto delle sue capacità pittoriche. Lavora per un certo periodo, nella bottega del decoratore, ex garibaldino, Luigi Tettamanzi e insegna disegno al “ Marchiondi”. Durante questi anni ha la possibilità di frequentare gli ambienti milanesi dell'arte, della nobiltà e del commercio.
    E' qui che un uomo che riassume in se queste tre caratteristiche, il pittore, commerciante-critico d'arte e nobile di origine magiara Vittore de Grubicy de Dragon unitamente al fratello Alberto, lo nota, lo apprezza, lo incoraggia e non lo abbandonerà mai più. Anzi stipulerà con lui un contratto di collaborazione e finanziamento, agli inizi del 1883, che non sarà mai interrotto.
    In quest’ambiente conosce anche la donna della sua vita, Bice Bugatti che vivrà in unione libera con lui per quasi vent'anni e fino alla morte e gli darà quattro figli: Gottardo, Bianca, Mario e Bertino. Il grande pittore, dopo alcuni anni vissuti a Pusiano e poi Carella di Brianza, si trasferisce con la famiglia, sempre con l'approvazione dei de Grubicy, a Savognino in Svizzera. Qui vive momenti d’esaltante e intensa produzione artistica, con numerosi riconoscimenti e momenti di felicità coniugale e famigliare. Nell’autobiografia dirà di aver ultimato l’attraversamento di tutta l’eterna pianura della tristezza e del dolore. Vive anche momenti di scontri con la crescente ostilità degli abitanti contrari alla presenza di una famiglia non religiosa, anche perché sovente in difficoltà economiche. Nell'autunno del 1894 si trasferisce in un bel villino ampio e pretenzioso al passo Maloja (chalet Kuomi).
    Negli ultimi anni di vita, finalmente, conosce la fama ed è benvoluto da tutti. L’eco della celebrità raggiunge anche Trento e Arco, le cui Autorità lo invitano e preparano i festeggiamenti. Segantini promette una visita, anche perché ha saputo che nel frattempo è andata in prescrizione l’accusa di renitenza alla leva, che l’ha tenuto lontano dal paese natio (che faceva parte ancora dell’Impero Austro-Ungarico) per quasi vent’anni.
    Segantini, pur vivendo isolato, è sempre stato collegato ai movimenti dell'arte con studi, viaggi, ricerche, partecipazione a mostre e, negli ultimi anni. anche mediante collaborazione con riviste d’arte.
    Durante la frequenza dell'Accademia entra in contatto con gli artisti della scapigliatura e del naturalismo lombardo. In Brianza si esprime con il cosiddetto naturalismo alla Millet. Nel 1884 nasce in Francia il divisionismo che trova in Segantini un seguace convinto, tanto da essere considerato un caposcuola. Il divisionismo è una tecnica pittorica che prevede la stesura delle tinte con linee o puntini composti dai soli colori fondamentali opportunamente frammischiati, talché l’opera si presenta come un lavoro di finissimo mosaico, che ne esalta la luminosità.

    Nelle sue opere, il grande pittore, si perfeziona sempre più nell’istillarvi una “luminosità cristallina” e nella continua ricerca di “ elevare ad altezza quasi religiosa la vita dei montanari”. La sua personalità ha sempre sovrastato e migliorato le tecniche utilizzate, anche grazie alla sua sempre più accentuata tendenza all’allegoria e al simbolismo.
     In numerosi quadri dell’artista sono presenti le montagne, le cui cime rocciose fanno da cornice discreta e rassicurante, mai oppressiva. Anche nella tela incompiuta, destinata a rappresentare la morte, le montagne sono bianche, dall’aspetto quasi amico.
    Citerò alcune delle opere più famose a livello mondiale di Segantini: Alla stanga, Cavallo in corsa, Ragazza che fa la calza, Ave Maria a trasbordo, Primavera sulle Alpi (balzato agli onori della cronaca pochi anni fa, perché all’asta di Christie’s è stato venduto per 18 miliardi di lire), Petalo rosa (è il ritratto della compagna Bice a letto), Le due madri, Mezzogiorno sulle Alpi, Alpe di maggio, L’amore alla fonte della vita, L’angelo della vita e, naturalmente, il trittico delle Alpi (o dell'Engadina) che è conservato con altre nel museo Segantini a St. Moritz, purtroppo incompiuto.
    Il trittico delle Alpi è stato concepito ed iniziato nel 1897, su incarico di una Commissione che preparava la partecipazione dell’Engadina all'esposizione di Parigi del 1900.

    Si compone di: la Vita, la Natura e la Morte. Per completare le ultime due opere, il Segantini è salito al rifugio Schafberg, che ora si chiama capanna Segantini a q. 2731 dove si ammala gravemente. Dalla visita dell’amico dr. Bernhard e dal consulto con due luminari della medicina emerge che il paziente è affetto da tiflite (poi peritonite), che è intrasportabile e inoperabile sul posto. Muore il 28 settembre 1899.
    Ho sempre considerato la morte di Segantini come il sacrificio della sua vita per l’arte e per la montagna. Infatti, la malattia fatale lo ha colpito mentre era intento a studiare nuovi riflessi del bianco della neve ad oltre tre mila metri di altitudine, sul Monte Muragl. E’ sepolto nel cimitero di Maloja unitamente a Bice Bugatti Segantini.
    Poco prima di morire il grande pittore della montagna, come racconta il Calzini, sopraffatto dalla malattia e dalla febbre, ha chiesto di essere portato vicino alla finestra della camera e, con le ultime forze, ha gridato: “ voglio le mie montagne”.
Vittorio Pacati

Pietro Segantini - nipote di G. Segantini - Presidente dell'UIAA.

    Desidero qui ricordare e onorare la memoria di un nipote in linea retta del grande artista, il medico dott. Pietro Segantini benemerito del Club Alpino Svizzero e dell’UIAA.
    L' ho conosciuto e apprezzato nel 1994 a Merano, dove ha partecipato all'assemblea dei delegati del Club Alpino Italiano nella sua qualità di Presidente Dell'Unione Internazionale delle Associazioni Alpinistiche. La sera abbiamo partecipato ad una cena in suo onore a Mules, ospiti del dott. Roberto De Martin, allora Presidente Generale del CAI.
     La notte stessa rientrando in Svizzera il dott. Segantini è morto in circostanze tragiche attraversando le montagne che amava come e più del Nonno. Di lui conservo la stima e un ottimo ricordo.
V. Pacati

Raffaele Calzini.

    Calzini è nato a Milano da genitori milanesi nel 1885. Dopo la laurea in giurisprudenza a Pavia, ha iniziato l’attività di giornalista. Inviato speciale del Corriere della Sera per decenni in tutto il mondo, si è imposto anche come narratore e autore di testi teatrali nonché critico d’arte.
    Come scrittore si è distinto nel romanzo storico-biografico con tre opere di rilievo e si è inserito con autorevolezza nel miglior verismo lombardo.
    Di lui è stato scritto che era “un dilettante di sensazioni e trepido osservatore della vita degli umili”. E’ morto a Cortina nel 1953.
    Il romanzo Segantini- romanzo della montagna, il primo dei tre, è stato premiato col premio Viareggio 1934 e dalle lodi della critica internazionale. È stato tradotto nelle principali lingue europee.
V. Pacati


Pubblicato su "Lo Scarpone", ottobre 2006
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